Ricordo ancora oggi il momento in cui ho scoperto l’associazione AEGEE. Ero in Canada e stavo pensando a cosa avrei fatto d’estate e non riuscivo a trovare niente che potesse attirare la mia attenzione. Grazie ad una email nella cartella spam della mia posta elettronica, ho conosciuto questa associazione che mi ha fatto scoprire la possibilità di partecipare alle Summer University in un paese europeo con altri ragazzi. Ecco, questo era quello che stavo cercando. Anche se in realtà ero molto lontano dall’aver ben capito di cosa si trattasse. Mi sono iscritto e sono stato scelto dall’antenna Eskisehir in Turchia per partecipare alla loro SU. Ricordo come se fosse oggi il giorno in cui sono arrivato e le emozioni che ho provato. Sono sempre stato appassionato di Unione Europea, di Europa come paese unito e di questa unione di paesi che condividevano un territorio e dei valori seppur con molte differenze tra di loro. Ma mai avrei potuto pensare di poter vivere il significato di quanto detto, di poter gustare con la mia bocca il gusto dell’Europa. Eravamo in 30 ragazzi, da tutta Europa, c’era gente che veniva da ogni dove, da paesi molto lontani e diversi tra di loro, ma chi avrebbe potuto dire quali? Eravamo tutti intimoriti ma pronti per quest’esperienza che ci avrebbe cambiato per sempre. È grazie a questa esperienza che ho capito cosa fosse l’Europa, cosa significhi essere un cittadino europeo. Il momento in cui tutto ciò mi è stato chiaro, è stato il primo giorno. C’era stato chiesto semplicemente di presentarci, di dire nome e cognome, paese di provenienza, età, percorso di studi e passioni. Niente di che, una presentazione normale che quasi sempre si fa per poter conoscere meglio altre persone. Eravamo tutti seduti attorno ad un tavolo rotondo, sicché potevamo vederci tutti quanti in faccia. Mentre i miei amici parlavano sentivo dei brividi lungo il corpo, avevo la pelle d’oca e non capivo perché. Ora lo so. Avevo conosciuto di persona l’Europa. Tutti quei ragazzi seduti assieme attorno ad un tavolo, che venivano da paesi diversi, che parlavano inglese con accenti diversi, che avevano lingue, religioni, gusti, tradizioni diverse, questa era l’Europa, questo era il vero significato di questa grande istituzione che molto spesso viene dimenticato. In terza media ho avuto la fortuna di poter visitare con la scuola il Consiglio europeo a Strasburgo. Una visita molto bella e interessante, senza dubbio, ma che però non mi aveva toccato più di tanto. Fino alla SU quindi non avevo nessuna idea di quale mondo si nascondesse dietro il nome Europa, di quale realtà multiculturale e di quali emozioni fosse in grado di far suscitare in ognuno di noi. Quei brividi e quella sensazione di felicità che ho provato durante la presentazione iniziale dei partecipanti al progetto mi hanno fatto aprire gli occhi. L’Europa non sono i politici con le loro leggi, con la loro burocrazia, l’Europa non sono i confini che separano gli stati, la bandiera con le 12 stelle e il parlamento a Bruxelles. L’Europa siamo noi, sono tutte quelle persone che credono veramente di poter costruire un paese migliore basandosi sull’unità che nasce dalla diversità, sulle diverse esperienze e punti di vista che portano ricchezza e non scontri o tensioni. L’Europa sono tutte quelle persone che si impegnano a rispettare quei principi e quei valori che i padri fondatori avevano preso a cuore e che sognano di poter vivere in un mondo, dove forse un giorno, sarà la pace e la democrazia a contraddistinguerci e non le guerre e l’intolleranza. L’Europa sono tutti quei giovani come noi, che viaggiano, incontrano nuove persone, creano nuove amicizie indissolubili e nuovi legami capaci di rompere le barriere politiche e nazionali. Ma a volte, come in una grande famiglia, gli scontri servono, i diversi punti di vista, i disaccordi devono essere visti come aspetti positivi e non come ostacoli. Come in qualsiasi famiglia che si rispetti tutto questo è necessario perché è dallo scontro che possono nascere unità, armonia e pace. Devo ringraziare AEGEE e la SU a cui ho partecipato,
perché mi hanno permesso di conoscere e fare amicizia con l’Europa, mi hanno dato speranza e fiducia di poter continuare a credere e a sperare nell’Europa che tutti noi sogniamo, che sia più una grande casa e non una gabbia, una famiglia allargata basata sull’amore e sulla tolleranza e non sull’odio e sull’incomprensione. Partecipare ad una SU significa imparare a conoscere se stessi e gli altri, significa imparare a mettersi in gioco e crescere. SU significa emozionarsi, piangere di gioia e di dolere, significa innamorarsi in tutti i sensi, significa prendersi a carico problemi a cui teniamo, significa diventare un po’ più europei e uniti. Era difficile a volte spiegare agli altri che cosa fosse per me l’Europa, ma ora non lo è più. L’immagine che ho dell’Europa e che voglio conservare per sempre nella mia testa è quella di questi 30 ragazzi che discutono assieme, che parlano e che, sebbene difficile, cercano di capirsi e accettarsi. Se tutti avessero in mente questa immagine, se tutti partissero da questi piccoli aspetti, forse molte cose sarebbero diverse. La SU è fatta dai legami che si creano, dagli amori che durano, dalle persone che lasciano in noi un segno indelebile, dai baci che riceviamo, dagli sguardi che si posano, dalle risate che ci fanno contenti, dalle lacrime che fanno male, dagli addii che ci spezzano il cuore, dai saluti che ci riempiono di gioia ma soprattutto dall’energia positiva che per 2 settimane condividiamo assieme ad altre persone che come noi, sono piene di speranza per un’Europa più unità e piena di amore. Credo che forse ora non sarei la persona che sono se non avessi deciso di partecipare ad una SU. Molte cose sono cambiate in me e per tutto questo devo ringraziare AEGEE. Una volta una persona mi ha detto che AEGEE è come una droga: una volta che ti entra dentro, non puoi più farne a meno. Tutto questo è vero, perché AEGEE tocca il cuore delle persone e non c’è droga più potente di quella che sia in grado di arrivare al cuore delle persone.
Stefano Dal Farra, AEGEE-Udine