Con l’inizio di questo Anno Accademico ho visto che il mio orario non era così intenso, ho solo tre materie da seguire e, avendo dato tutti gli esami passati, ho deciso che con quest’anno potevo concedermi la partecipazione a qualche evento in giro per l’Europa.
Dopo essere stato all’Agora di Salerno e all’RTC “Accelerate Your Future!” di Verona ho deciso che avrei partecipato al mio ultimo evento intra-settimanale del Semestre a Dresda, Germania, di titolo “Develop Yourself 6”, dal 28 Novembre al 1 Dicembre.
Come classico di questi eventi, non si sa mai cosa aspettarsi, la descrizione c’è, ma non è mai sufficiente per capire il contenuto. Ho fatto domanda soprattutto per una questione di sfida verso me stesso; generalmente scrivo le lettere motivazionali in modo sintetico ed essenzialista, questa volta invece sono stato molto più descrittivo: voglio andarci, DEVO andarci!
La risposta arriva circa 2 ore prima della scadenza: preso. Non nego che sono stato un attimo deluso, essere accettati all’ultimo, il più delle volte, vuol dire essere messi in lista d’attesa.
Chi se ne frega! Non pensiamoci troppo, sono dentro!
Allora, quanto manca?
La mia prima sfida è già nel viaggio: repellendo gli aerei, principalmente per una questione ambientale e di sostenibilità, è chiaro che mi sarei mosso in altro modo. Dopo varie ricerche, opto per Flixbus, al giorno d’oggi forse, il modo migliore per muoversi fra le nazioni europee via terra.
Esitazioni: per il viaggio a Verona sono riuscito a perdere la corriera e ancora non mi capacito del come, quella volta il piano di riserva è stato il treno anche se il viaggio dell’andata mi è costato quanto la combinazione dei due biglietti Flixbus sono riuscito ad arrivare seppure con un’ora di ritardo. Come avrei fatto se fosse successo lo stesso? Ansia.
Stacco il biglietto, ho deciso che sarei arrivato il giorno prima dell’inizio dell’evento così da non dovermi preoccupare di eventuali ritardi, in più costava meno.
Partenza il 27 Novembre alle 2.15… di mattina. Come spirito del mattino ho rimpianto la mia tirchiaggine, dovevo preferire biglietti più costosi ma con partenza più ragionevole! Rifletto un attimo, il mio biglietto offre una delle tratte più brevi con 14 ore di viaggio, gli altri arrivavano fino a 19 ore. In parole povere o partivo o arrivavo a orari osceni.
Tempo di preparare la valigia! Da appassionato di fotografia ho uno zaino dedicato solo al mio hobby, tant’è che a fatica, oltre alla mia macchina mirrorless e 4 lenti, sono riuscito a infilare la borraccia e i panini che mi avrebbero accompagnato per il viaggio. Tutto il resto deve stare in valigia.
Messi sacco a pelo e cuscino, la valigia è già piena per metà, ma mancano ancora i vestiti, le pietanze locali per la festa a tema e le altre cose essenziali che non vengono mai in mente quando serve.
Farcita la valigia con queste e altre cose che mi sono venute in mente, è ora di metterci una pietra sopra e chiuderla! No, evitiamo anche la pietra, non voglio mica distruggere la sorpresa per la festa.
All’1.30 è ora di prepararsi e andare, il mio unico fratello minore vive durante la notte, perciò mi faccio accompagnare da lui in stazione.
Attendo con ansia in auto, guardo con sospetto tutte le corriere che passano: quando mi è successo di perderla, sono SICURO non avesse il classico motivo della compagnia.
Nel caldo che l’interno di una macchina in sosta può offrire, il tipico motivo verde-arancio compare dal buio della notte, è ora di lasciare l’ansia da parte e salire!
Preso posto, è ora di affrontare uno dei miei incubi dei viaggi notturni: dormire.
Non riesco a chiudere occhio, ma tanto appena entrati in Austria avrei comunque dovuto svegliarmi; la corriera si ferma in un punto di sosta e la polizia sale a bordo, chiedendo il passaporto a tutti .
Panico. cerco i documenti. non ci sono. copertina viola, eccolo! Mostro il passaporto mentre confuso non capisco come mai l’ho preso mentre non trovo il resto delle carte… passo il controllo un po’ frastornato.
Siamo ripartiti, destinazione Vienna per il cambio, passo il tempo fra tentati riposi tattici e contemplazioni della nebbia fuori.
Arrivo a Vienna. Non ci sono mai stato ma mi ha dato l’impressione che gli architetti siano in competizione a chi fa l’edificio moderno più brutto e stucchevole.
Scendo per il cambio. Nuovo momento di ansia, se perdo la corriera da qui mi ritroverei bloccato in una città che non conosco fra edifici di pessimo gusto. A dieci minuti dalla partenza si forma una calca di gente vicino una delle fermate, sicuramente devo andare anch’io lì!
All’arrivo del mezzo, Il controllore mi rassicura approvando il biglietto.
Corriera a due piani, mi precipito prendendo posto al secondo, il più bello quando ci sono due piani, non si discute.
La seconda parte del viaggio la passo circa allo stesso modo della prima, a cui ho aggiunto nella routine qualche minuto di studio.
Qui non fa poi così freddo…
Arrivo: 17.15, un quarto d’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia.
Poiché sarei arrivato un giorno prima dell’inizio dell’evento, mi sono organizzato con Dana, responsabile degli arrivi dell’evento, per passare la notte da lei. so di avere quindi un tetto sotto cui dormire, però dovevo arrivare alla sua abitazione. Mi aveva proposto di prendere il tram ma, un po’ per tirchiaggine, un po’ perché amo camminare, invoco l’assistenza di Google Maps che mi accompagnerà per i 45 minuti di cammino.
Contemplo il luogo, è la mia prima volta che visito una città tedesca: strade larghe, trasporti pubblici ogni 3 per 2, piste ciclabili continue con ciclisti che le usano, edifici enormi ma non molesti come quelli di Vienna. L’unica pecca è la scarsa illuminazione, prendo perciò la torcia elettrica così da poter vedere dove metto i piedi invece di andare per interpretazione.
Raggiungo il punto indicato dal mentore Maps, suono al campanello dell’appartamento, raggiungo la stanza e vengo accolto da Dana e Lukas, suo ragazzo.
Facciamo conoscenza, mi invitano successivamente alla riunione soci che si terrà di lì a breve all’Università. Accetto.
Prendiamo la metro e sento un improvvisa pugnalata, 2.40€ per viaggio!
Arriviamo al luogo dell’incontro in ritardo, i presenti si stavano già introducendo lanciandosi una palla a vicenda e rispondendo a varie domande, ci uniamo anche noi al gioco.
Discutiamo gli ordini del giorno, certi grotteschi tipo organizzare una festa di Halloween a inizio gennaio?! Chissà che grilli girano per le teste di questi tedeschi…
Vengo invitato per una festicciola post-riunione ma declino la proposta preferendo un po’ di pace dopo un’intensa giornata di cui non ricordo l’inizio.
Durante la seconda pugnalata nel viaggio di ritorno, Lukas mi chiede perché sia vestito così leggero, rispondo che il clima non è così diverso da quello di Udine, città dove ho sempre vissuto, al ché ribatte che effettivamente è un autunno mite rispetto al solito.
Ritornati alla casa base dopo che ho scoperto di avere qualche interesse in comune con Lukas, ci soffermiamo a vedere una lezione universitaria del MIT prima di andare a dormire.
Giretti in città
Ho già partecipato a eventi simili, e so già una delle cose che sarà impossibile fare: esplorare i dintorni.
Approfittando del tempo residuo prima dell’inizio dell’evento alle 14.00, vado verso il fiume Elba. Mezzo di trasporto le proprie gambe, devo ancora recuperare dal sanguinamento di ieri.
Spostandomi dal centro ho potuto vedere l’architettura cambiare, gli edifici cominciavano ad essere più piccoli, prevalentemente in mattoni e molto più artistici.
Mi soffermo per un po’ al fiume, la giornata si presenta nuvolosa, il ché non mi entusiasma quando si tratta di fare foto paesaggistiche, ma non per questo mi do per vinto e strappo comunque qualche scatto.
Ora di pranzo! Cerco un negozio e mi compongo un panino oltre a comprare qualche spuntino tattico da consumare durante l’evento. Mi avvio col bottino nel parco vicino al luogo dell’incontro per l’inizio dell’evento, mangio e mi godo un giro.
Comincia a tirare un po’ di vento per cui opto per raggiungere il punto di ritrovo, la stazione, con largo anticipo, ma almeno al coperto.
A 10 minuti dall’ora prestabilita arriva Dana. Quando la interrogo sul come si sarebbe fatta riconoscere dagli altri partecipanti, tira fuori la bandiera di AEGEE Dresden e la veste come una mantella, perfetto direi! Ci posizioniamo ai piedi dell’enorme albero natalizio mentre salutiamo uno a uno i partecipanti che arrivano. Finiti gli arrivi, facciamo un breve giro di presentazione. Rimango un attimo perplesso, finora ero stato sempre in eventi dove gli italiani erano una delle presenze più forti, questa volta invece, eravamo solo due e, in generale, le nazionalità sono ben distribuite: qualche tedesco, una croata, due russi, gli immancabili spagnoli, un’inglese e perfino un messicano!
Depositate le valigie nel magazzino delle associazioni locali, cominciamo il giro per il centro storico con Dana da cicerone. Non mi perderò nei dettagli storici ma l’architettura è davvero incantevole, anche se il ritmo serrato del programma mi ha limitato per la fotografia.
Finito anche il giro dove l’unica cosa che soffre sono le proprie tasche, prendiamo le valigie e torniamo in stazione, dove incontriamo i nostri trainer Wallas, Marcello e Tori.
Saliamo a bordo del treno che ci porterà per un tranquillo paese a 45 minuti di distanza.
Arrivati all’ostello, posso dire che il posto è davvero gradevole: piano terra con ampio soggiorno e cucina, 1° e 2° piano di camere da 6-8 letti l’una con bagni.
Ci siamo precipitati nelle camere, prendo posto in cima a uno dei letti a castello, sistemo il letto sbrigativamente e non avendo nulla da fare scendo al piano terra. I trainer, unici presenti, sono già in fermento per organizzare i cartelloni, colgo l’opportunità di spulciare qualcosa.
Quando tutti hanno finito di sistemarsi, rompiamo il ghiaccio con un classico, ci disponiamo in cerchio e a turno, uno esce, dice il suo nome e fa un gesto a scelta, tutti gli altri seguono ripetendo nome e gesto. Abbiamo poi fatto altri 3 giri dove al primo si salutava la persona alla sua sinistra, al secondo si salutava la stessa persona sempre con più enfasi e al terzo la si salutava solo a gesti.
Facciamo cena a cui poi seguono altri giochi di consolidamento del gruppo, andiamo avanti così fino a mezzanotte, ora in cui il programma ufficiale finisce.
Quiete prima della tempesta
Da buon spirito del mattino, alle 7 sono già in piedi, sono il primo. La sveglia è fra mezz’ora e prima che la musica a palla venga pompata nelle casse, mi godo la tranquillità con una doccia prima del tram tram. Tonno, chi ha scelto la musica ha davvero dei gusti orribili!
Anticipo la colazione nel mentre lancio provocazioni ai cartelli di Tori, già al lavoro sui laboratori che di lì a poco andremo a fare. Comincio a instillarle dubbi sulla grafica: “È una freccia quella? A me sembra un albero, oppure una casa.” Rimane dubbiosa, devo aver ragione! Giro il coltello nella piaga, prendo un post-it e ci disegno un caminetto fumante che appiccico giusto giusto sul tetto della “freccia”.
Arrivano gli altri e nel frattempo gli organizzatori cominciano a distribuire il kit di benvenuto, comprendente la targhetta con il nome, la maglietta dell’evento, roba di cancelleria e… perché c’è sempre questa malizia?! Il tutto contenuto in una simpatica borsa stoffa rappresentante Dresdino, la mascotte di AEGEE-Dresden
Come classico della educazione non-formazione di AEGEE, ci disponiamo in cerchio e Iniziamo i laboratori.
Discomforcore
Laboratorio semplice a parole ma per alcuni difficile nella pratica: cosa c’è oltre oltre le tue abitudini? Cosa puoi guadagnare a ribellarti dallo schema che la routine ti porta a vivere? La zona di comfort è l’insieme di tutte le azioni che fai in totale tranquillità, ma allo stesso tempo non c’è nulla da imparare. Al di fuori di questa, la zona di crescita è quella dove cominci a sentirti ingessato, l’allerta cresce, i dubbi sorgono, la confusione soggiunge, c’è da perdere ma soprattutto c’è da guadagnare. Se ci si spinge troppo, appare la zona di panico, non importa più nulla dei vantaggi, è il momento in cui vuoi tornare al comfort, immediatamente.
Dopo aver accennato dei possibili freni e dei possibili vantaggi, concludiamo il laboratorio chiarendo che durante questi due giorni avremmo dovuto fare del nostro meglio per stare nella zona di crescita. Successivamente a turno abbiamo dichiarato il che modo avremmo provato ad uscire dalla zona di comfort durante l’evento. Io onestamente non sapevo che rispondere, in situazioni del genere parlo sempre a cuore aperto quindi ho semplicemente passato la parola.
Scrivi il CV perfetto!
Okay, forse non è poi così pesante. Non ho mai scritto un CV ma è stato comunque interessante la discussione sugli errori comuni, nonché la visione di alcuni dei Curriculum altrui e i loro punti critici. Non penso scriverò il mio a breve ma quando lo farò, terrò sicuramente tesoro dei alcuni consigli.
Un attimo di svago con un po’ di teatro! Giochiamo a “Re e Regine”, un volontario siede sul trono e annuncia il nome, poi uno a uno noi spettatori offriamo qualcosa al nostro sovrano. Il problema è che è un po’ pretenzioso, se non gradisce quel che offriamo, con il solo battere di mani mette fine alla nostra vita. Lo scopo del gioco è arrivare a toccare chi siede sul trono.
Taglio la testa al toro e mi propongo come primo servo alla mia deliziosa Regina Elisabeth III: “Cara Elisabeth III, a te posso solamente offrire la mia vita,” ha rifiutato il mio dono, ma mi ha reso comunque felice come Pasqua, sicuramente non potevo perdere!
Trust
Pausa pranzo. Deliziosi piatti strabordanti di cibo, bis praticamente infiniti, sicuramente il migliore pasto che abbia mai fatto in eventi del genere! Usualmente si soffre sempre la fame…
Rinvigoriti di energie dopo un’abbondante pausa, cominciamo il laboratorio successivo.
Tori ci introduce al BRAVING, acronimo di Boundaries Reliability Accountability Vault Integrity Non-judgement Generosity. Secondo questo schema, ogni crisi nelle relazioni si riconduce a una di queste parole. In realtà questo specifico laboratorio l’avevo già fatto proprio con Tori, però in qualche modo l’ha cambiato.
Ecco a voi Miss. Penny, mediatrice delle crisi di coppia! Mi propongo subito per partecipare e vengo assegnato alla coppia. Mentre Penny lascia la stanza Tori ci dà istruzioni su come agire, quando Penny tornerà, dovrà ascoltare per 3 minuti i motivi della nostra crisi e successivamente stabilire qual è il motivo della crisi per il modello.
Mia moglie? Oh, non so come abbia fatto a sposarla! mi ha promesso che avrebbe rispettato tutti gli animali e mangiato solo vegetariano e invece quando esce di casa magicamente dimentica tutto e va a caccia con gli amici. Non si fa nemmeno problemi a consumare le vittime della carneficina!
Risolte le varie crisi e fatto un energizer per svegliare gli addormentati, veniamo divisi in coppie e ci avviamo al corridoio del primo piano. A ogni coppia spetta una delle lettere del BRAVING di cui bisogna scrivere alcuni esempi che rispettano il vincolo e altri che lo rompono. Ogni 3 minuti giriamo alla lettera successiva, commentiamo quello che è stato scritto dalle coppie precedenti, approvando o aggiungendo note ed eventualmente ponendo altri esempi, così fino a tornare al foglio di partenza.
Self-Empathy
Fatta un’altra lunga pausa, facciamo un’altro gioco di saluti, questa volta ci muoviamo in giro per la stanza e ogni volta che incrociamo qualcuno al primo turno lo salutiamo normalmente, al secondo salutiamo solamente mimando e all’ultimo lo salutiamo come un amico che non vediamo da un sacco di tempo.
Alla fine ci disponiamo in cerchio e, dopo una breve introduzione, veniamo nuovamente divisi in coppie diverse dalle precedenti e invitati a fare una camminata fuori a parlare col nostro compagno di un esempio dalla nostra esperienza in cui qualcuno ha violato qualcosa del BRAVING.
Rientriamo, il soggiorno è illuminato dalle sole luci di candela, cerchio di sedie, due disposte faccia a faccia in centro. L’esercizio è chiamato “fish bowl”, ogni coppia deve decidere quale delle due storie interpretare e sedere in centro. l’autore fa sé stesso, il compagno agisce come il soggetto della storia in base a quello che ha assorbito. Finita la scena, i partecipanti potevano sostituire l’autore dichiarando da dove ripartire, per poi agire in modo da disinnescare il clima.
Al nostro turno, la mia compagna sembrava proprio non voler parlare della sua esperienza, quindi propongo la mia:
una domanda sbagliata che ha portato il mio interlocutore, una persona a cui tengo, a sollevare un muro. Dopo aver verificato la presenza di questo muro ho preferito mantenere il silenzio.
È interessante vedere l’approccio degli altri, ma allo stesso tempo ho sofferto a rivivere la stessa scena. Alla fine della recitazione della mia coppia chiarisco che in realtà il conflitto è durato poco: nonostante sia io stato l’inopportuno, è stato l’altro a fare le scuse. Identifico in modo parziale il problema secondo il BRAVING. Rimango sovrappensiero per il resto del laboratorio.
Ikigai
Pausa caffè prima del successivo laboratorio, vado in camera per risolvere faccende personali. Tornato in soggiorno, mi son perso i giochi e quasi tutta l’introduzione al laboratorio, ma almeno sono ancora in tempo per il viaggio verso il Giappone! Usciamo dall’ostello e facciamo qualche gioco.
Al rientro, Marcello distribuisce dei biglietti aerei e sediamo sul corrispondente cuscino. Ikigai è una parola che viene dal giapponese, riassumibile come “l’aspirazione lavorativa della vita”, data dall’intersezione di “cosa amo”, “cosa il mondo ha bisogno”, “per quali attività vorrei essere pagato” e “in cosa sono bravo.” L’esercizio originariamente prevedeva che prima si rispondesse alle 4 domande poi con il tuo compagno di sedile si discuteva il possibile Ikigai che coniuga la maggior parte delle frasi scritte, solo che io ho già un’idea ben chiara di cosa voglio fare, quindi alla fine ho fatto l’esercizio al contrario: il mio Ikigai è Analista di Dati.
Fine giornata (I parte)
Fatta l’abbondante cena, è ora dei gruppi di riflessione.
Veniamo divisi In 3 gruppi. ognuno di questi viene assegnato a un trainer e un luogo. Io son capitato con Marcello nella camera da letto del 2° piano. Come classico dei gruppi di riflessione, si discute come è andata la giornata, inizialmente facendo un disegno rappresentativo del proprio stato e successivamente esprimendo gli alti e i bassi della giornata, concludendo con feedback dei trainer.
La serata per i più proseguiva ancora, ma io volevo finirla. Stavo per coricarmi ma alla fine mi fermo a parlare con una delle mie compagne di stanza, indecisa se andare a dormire o partecipare ai giochi alcolici, per quanto possibile per chi non beve. Alla fine la convinco a rimanere in camera: Bella dormita 1 – Festa 0.
Conflict & non-violent communication
Nuovo giorno. Per una volta non sono il primo a svegliarmi. Mi metto a scrivere finché non comincia il tram tram dettato dai terribili gusti musicali di chi sceglie la musica per la sveglia. Nel mentre gli altri sono ancora a riprendersi dal frastornamento nelle camere, vado in soggiorno, Tori sta già disegnando i fogli dei prossimi laboratori, per curiosità le chiedo se quello che sta rappresentando è un fiume. Al che si ferma, commenta che dovrebbe essere un albero, straccia il foglio e ricomincia. Suppongo che abbia visto il fiume anche lei.
Colazione molto rilassata. Tori mi chiede cosa penso del cartellone, questa volta rappresenta chiaramente albero di pino, affermo che dato il periodo dovrebbe essere più natalizio ma non condivide la mia idea. Mi ribello, prendo un post-it, lo metto in cima all’albero e ci disegno una stella cadente sopra.
Lasciato sufficiente tempo anche agli altri di finire la colazione, veniamo portati fuori a fare qualche energizer mentre i trainer organizzano la stanza per la prima attività del giorno: comunicazione non violenta.
Al rientro, orde di foglietti per terra, ci viene chiesto di camminare in mezzo a questi osservandoli, molti di questi avevano una scritta mentre altri erano bianchi. Dopo poco ci viene chiesto di girare anche gli altri e di continuare il pascolo in soggiorno.
Finita la ronda prendiamo posto; l’albero natalizio adesso ha anche le radici!
Ci viene chiesto di scegliere uno dei fogli che rappresenta l’attuale stato emotivo e di appenderlo un po’ come se dovessimo addobbare l’albero natalizio. Fatto questo questo parliamo della metafora di come le emozioni siano la cosa che si vede, che però viene scaturita dai bisogni, nascosti nelle radici sotto terra, che in teoria erano i biglietti originariamente capovolti, ma chi li ha progettati si è dimenticato di renderli distinguibili dalle emozioni.
Questo per dire che noi possiamo vedere le emozioni delle persone ma non sappiamo da quali bisogni queste siano scaturite. Se si vuole empatizzare, bisogna prima cercare di capire in base a quale bisogno stanno agendo, formulare quindi frasi che il tuo interlocutore non può in alcun modo contraddire mettendo al centro te, non lui. “la tua mancanza di lucidità mi porta a pensare che non sei sobrio”
Tempo di esercizi! Tre fogli per terra con sopra scritto: “Observation: when I see/hear…” “Feelings: … I feel…” “Needs: … because I need …” e, in base a quale parte del discorso si sta esprimendo, muoversi sopra al corrispettivo foglio.
Al mio turno, comincio da Needs “Ho soddisfatto il mio bisogno di uno scopo” mi sposto in Observation “Perché ho completato tutti gli esami del primo anno.” Concludo in Feelings “La cosa mi ha dato soddisfazione ma mi ha fatto sentire vuoto”
Finito il giro e poco prima della pausa caffè, veniamo divisi in coppie e a ogni persona viene data una lettera. Lo scopo? Scrivere il nome ed eventualmente fare un disegno a quella che sarebbe stata la lettera del compagno, che andrà poi appesa su un muro assieme alle altre. Chi vorrà potrà infilarci un bigliettino con ricordi, impressioni e saluti verso la persona designata. A fine evento, poco prima della partenza, tutti prenderanno la loro busta e, tradizione vuole durante il viaggio di ritorno, la si apre per leggere i pensieri che gli altri ti hanno dedicato.
Appese le lettere, quella che ho fatto io è sicuramente la più scarna: oltre al nome c’è solo un cuoricino, mentre gli altri avevano imbrattato la busta di colori, disegni e perfino coriandoli! Personalmente sono per la semplicità, articolare poco il messaggio cosicché tutti possono dare l’interpretazione che preferiscono, ma solo te, l’autore, puoi offrire agli altri la vera chiave di interpretazione.
Dalla mia busta penso ci siano pochi equivoci su come passo il tempo
Dancing with stars
Ennesima pausa caffè, poi si ricomincia!
Dopo la solita introduzione, rimaniamo in coppia con la persona di cui poco prima avevamo decorato la lettera. Questa volta ci viene chiesto di andare in un posto tranquillo e isolato dagli altri discutere e rispondere ai seguenti quesiti:
- 3 frasi per riassumere la storia della tua vita
- Cosa ti dà motivazione
- I 3 migliori momenti della tua vita
- I 3 momenti peggiori della tua vita e come ti hanno fatto sentire
- Cosa cambieresti del tuo passato
- Sogni
Per me trovare le risposte non è stato così difficile ma ho visto che il mio partner non aveva la stessa fluidità. Ho notato anche una differenza di approcci, mentre grossa parte delle sue risposte riguardavano altre persone, le mie riguardavano soprattutto me stesso:
- Chiarezza,
Mancanza di un obiettivo,
Impegno - Avere uno scopo
- Viaggio per trovare mio fratello in Canada,
Agire secondo gli insegnamenti di un libro che mi ha ispirato
Incontro con la mia amica di infanzia dopo che non la vedevo da anni - Mancanza di un obiettivo
Empiezza sociale
Rottura - Se la vita ti dà dei limoni, fatti una limonata
- Sto bene, grazie
Al ritorno di tutte le coppie in soggiorno, nel poco tempo rimasto dovevamo comportarci in base al profilo che avevamo del compagno e rispondere a delle domande. Fortunatamente il tempo è scattato prima che arrivasse il mio turno, ho già dimenticato tutto…
Misproductivity
Altra pausa, altra attività!
Wallas comincia a parlarci delle meccaniche di gruppo, quali sono i problemi che possono insorgere, come si formano i conflitti e simili. Ci presenta poi ci presenta un cartello e ci chiede da questo di scegliere 7 delle caratteristiche presenti che crediamo siano le più rappresentative della nostra persona, segnando a parte solo il colore della cella di appartenenza.
A terra è disegnata una tabella 2 per 2 con il nastro di carta, terra dove ogni cella richiamava il colore presente nel cartello. Wallas ci dice di metterci nella cella in cui, secondo il foglietto appena compilato, avevamo il maggior numero di punti, eventualmente a metà in caso di pareggi. Quasi tutti sono o hanno un piede nel blu, in pochi sono per intero in altre celle. Uno in rosso, due in verde e io solo in giallo.
Soddisfatto della presenza di disomogeneità, Wallas comincia a rivolgere domande alle persone che hanno entrambi i piedi in una sola cella. A me nello specifico chiede che cosa troverebbe se venisse a visitare la scrivania del mio ufficio:
“Tutto sarebbe in ordine e pronto all’azione!”
Apparentemente non convinto, mi chiede come esporrei le mie idee ad altre persone:
“Riempirei la mia lavagna di grafici, eventualmente sacrificando informazione cosicché tutti possano comprendere”
Questa volta della compiaciuto dalla risposta, conclude il giro di domande alle varie celle.
Wallas ci svela ora il significato dei vari colori, a cui associa il termine “energia”: rosso per “emotiva (connessione)”, verde per “struttura (sicurezza)”, blu per “logica (guadagno)” e giallo per “esperimento (scoperta)”.
Concludiamo il laboratorio parlando dei punti di forza e debolezza di ognuno e delle possibili situazioni di conflitto derivati da questi. Parlando della mia energia, brillo di idee ma dei molti progetti che sviluppo ne concludo ben pochi, odio scadenze e costringimenti.
TedX
Fatto un’altro squisito pranzo, usciamo mentre organizzatori preparano la stanza. Ci disponiamo in cerchio e… parliamo Gibberish! Al primo giro, salutiamo il vicino nella lingua di Pingù, al secondo accompagniamo il saluto a gesti, infine ci muoviamo a turno per il cerchio salutando uno qualsiasi dei partecipanti, scambiando di posto con loro.
Gli organizzatori ci chiamano, si rientra.
Introduzione molto emotiva, le cose cominciano a farsi serie.
Aperto il cartellone e… “Write a letter to your future self”. Procede tutto normalmente finché Tori non si interrompe, realizzando di aver commesso un colossale errore, sostituisce “future” con “past”. C’è chi comincia a piangere.
Ci vengono dati 15 minuti per scrivere una lettera noi stessi di una settimana, un mese, un anno fa o anche più, per poi esporlo agli altri.
Lavoriamo divisi in gruppi, ognuno con un trainer. Chi voleva poteva intanto fare qualche prova, ma almeno nel mio gruppo nessuno l’ha fatto. Passato il tempo, si ritorna in soggiorno.
Le sedie sono disposte a semicerchio, la luce è data solo dalle candele e da una lampada che illumina il cartello “TedX”.
Prendiamo posto, Tori comunica le ultime istruzioni: ci si alza su base volontaria, tre minuti massimo di discussione.
Gelo nella stanza, poi si alza il primo e racconta la sua storia, e pian piano anche altri seguono. Storie in cui immedesimarsi, di superamento di paure, di preoccupazioni passate, di cattive abitudini sconfitte, di titubanze.
C’è un interruzione di un minuto, pare nessuno voglia andare, ma qualcuno poi segue, fra cui io. Racconto una pagina di diario, senza data, il me di 3 anni fa ero un peso morto che aspettava passivamente qualunque data. Parlo in modo interrotto, mi ripeto, rimprovero che le persone amate sono anche quelle che ti legano alle abitudini, quindi al cambiamento, scoraggio la passività, spettano a me le decisioni che mi riguardano! Concludo infine il discorso con il mio personale motto: “Il tempo perso è il tempo necessario per comprendere che si ha perso tempo”.
Riprendo il posto ma non per molto, al di fuori dal cerchio, vedo colei che ha disegnato la mia lettera in disparte, sembra che voglia raccontare la sua storia ma allo stesso tempo è come se fosse bloccata, decido di raggiungerla mettendomi di fronte a lei.
Voglio incoraggiarla ma allo stesso tempo non voglio forzare la mano, le suggerisco quindi di provarci anche se per poco, l’unica occasione è qui e ora. Si mette a piangere, empatizzo, al che lei mi appoggia una mano sulla spalla, ricambio il gesto.
Il quel momento realizzo la mia zona di crescita: il contatto fisico.
Finita la discussione in corso si alza ed espone la sua storia, al ritorno mi ringrazia, rispondo con sorriso in mancanza di parole.
Alla fine, quasi tutti si sono alzati, trainer e organizzatori inclusi. Concludiamo con un abbraccio di gruppo.
Unlink
Pausa, questa volta più lunga. Onestamente mi sento sereno e rilassato. Prendo il tempo libero per riflettere un po’. Una chiamata avvisa che l’ultimo laboratorio sta per cominciare.
Wallas ci imbottisce di concetti vari su… ah non ho voglia di seguire, sto bene in questo stato epifanico, ma in breve ci sono quattro grafici sul cartellone, in qualche modo correlati.
Chiudiamo i laboratori con il seguente video che commentiamo Collegamento Vimeo
Fine giornata (II parte)
Fatta la cena, è tempo di prepararsi all’European night!
Ognuno dei presenti mette dei piatti o bevande tipici della sua zona su un banco che riunisce le varie nazionalità. Personalmente trovo scorretto andare nel primo supermercato locale e prendere prodotti tipici italiani, perciò prima di partire ho optato di fare acquisti nelle mie zone. Pensando che ci sarebbero stati molti italiani, in particolare dal sud, ho voluto prendere prodotti del nord. Per la precisione mi sono orientato su dolci tipici del periodo natalizio, comprando quindi Gubana e Strucchi e facendo in casa il Panpepato. Con mia grande gioia tutto è rimasto integro.
Preparate le pietanze, arredati i tavoli, organizzate le nazionalità, è ora di introdurre agli altri cosa è stato portato, poi via agli assaggi!
Sfortunatamente per me, l’European Night è per lo più orientata agli alcolici, ma non sono stato l’unica anima pia a portare roba da mangiare. I sapori di altre culture sono davvero strani ed è occasione per discuterne.
Quando tutti si sono stancati dei banchetti e cominciano a ballare, mi allontano per scrivere in tranquillità biglietti da mettere nelle varie lettere prima di andare a dormire.
L’eleganza di perdere il treno
Ultimo giorno, mi sveglio presto come al solito seppure la sveglia questa volta è molto più tardi, finisco di scrivere i biglietti.
parte l’orribile musica e tutti cominciano a svegliarsi, QUESTA TRACCIA L’ADORO, che ci fa in questa playlist?
Imbusto gli ultimi biglietti e vado a far colazione seppure in modo interrotto a causa delle partenze dei primi partecipanti.
L’ultima attività è più di discussione, commentiamo quali obiettivi abbiamo raggiunto, facciamo ancora qualche gioco e infine, con l’assegnamento dell’attestato di partecipazione, abbiamo l’occasione di ringraziare gli altri. Cosa che mi ha colpito è che in molti mi hanno ringraziato oltre che per la creatività, anche per l’energia che ho portato.
A mezzogiorno finiamo le attività, all’improvviso realizzo che non sarei mai riuscito col treno successivo ad arrivare in tempo per prendere il Flixbus. Sale l’agitazione, fortunatamente con un piccolo sovrapprezzo riesco a prendere una corriera che sarebbe partita lo stesso giorno, 8 ore più tardi rispetto al piano originale. Dalla fretta comincio ad aver paura della noia ma anche qui combino con un gruppetto di partecipanti a fare un ultimo giro per le bancarelle natalizie di Dresda prima che loro partano. È stato davvero bello passare ancora un po’ di tempo con loro, seppure adesso mi tocca aspettare ancora 3 ore
… ho solo un freddo cane
Tranquillo nella lunga attesa in stazione, comincio a tirare le conclusioni.
Vedere usi e costumi di altre culture mi impressiona sempre, cose ovvie per noi non lo sono per altri e viceversa.
L’evento è stato davvero bello, è un peccato che non sia durato di più ma probabilmente se fosse stato più lungo non avrei partecipato a prescindere. Se devo proprio muovere una critica, è stato così tanto emotivo che ho sentito in molti parlare di cali di energie.
Ho capito, e in queste frasi può sembrare una banalità, che noi tutti affrontiamo più o meno le stesse difficoltà ma non le condividiamo. Difficilmente parliamo con il cuore in mano di fronte ad altri ma farlo può portarci ad avere un nuovo punto di vista che potrebbe anche essere di aiuto.
La cosa più importante che ho imparato è che si possono fare forti legami anche con persone appena conosciute e che non si rivedranno più, anzi, forse è più facile in questi contesti poiché non appartengono alla propria routine. Capita spesso che gli impegni della vita ti facciano perdere di vista le persone che ti circondano, le chiacchiere sono superficiali e non c’è mai tempo.
A un’ora dalla partenza, comincia a fare un freddo glaciale all’interno della stazione. Non riesco più a pensare e faccio una ronda a passo selvaggio nella speranza di scaldarmi un po’
Faccio il viaggio di ritorno ormai col raffreddore.
Apro la mia lettera, nonostante il numero esiguo di partecipanti è bella piena. I biglietti son davvero belli, purtroppo molti di questi non sono firmati ma rimangono sempre parte di un ricordo da portare nel cuore.
Michele M.